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venerdì 20 febbraio 2015

E amore fu!

A dire il vero già lo conoscevo.


Di nome e di penna.


Al liceo, la professoressa di Storia dell'arte, andava a seguire le sue lezioni all'Università e ce le riproponeva in classe.


Io la ascoltavo incantata. E poi divoravo quelle pagine scritte con il di lui pugno che lei ci indicava come bibliografia. 



Quando mi iscrissi a Lettere, subito lo andai a ricercare. E lo trovai. E mi iscrissi immediatamente al suo corso. Storia dell'arte moderna e attribuzioni, di giovedì mattina.



Ricordo quell'aula buia. Le diapositive proiettate sullo schermo. 



All'inizio e alla fine della sequenza di diapositive, la foto di un cielo azzurro.



Ricordo quei "vergogna" severi e perentori, quando non riuscivamo ad attribuire l'opera.



Ricordo che tante cose non le capivo, ma mi rimanevano ugualmente impresse, come punti interrogativi sospesi. 



Spesso le ho capite dopo. Anche dopo anni mi ritornano in mente. Come premonizioni che, in quel momento, erano incomprensibili e indecifrabili per me, ancora ragazzina.



Ricordo che fu come una rivelazione: era quello che volevo fare. Era lui che volevo seguire. E così feci. Mi buttai in uno studio matto e disperatissimo che ancora non è finito, anche se mi sono laureata oramai da tempo.



Scegliere di laurearsi con Il Professore era molto più di compilare un piano di studi, dare gli esami e farsi mettere la firma. Era una scelta di vita. Ogni esame con lui (ed erano tre) richiedeva un anno di preparazione. I tempi della tesi si aggiravano sui tre anni.



E io lo scelsi. Ben consapevole. E tutti questi anni sono stati duri. 



Ci sono stati momenti di crisi, anche forte. 



Anche perché, a dire il vero, si tratta di un cammino lungo e in salita che non porta a una "sistemazione", a una "stabilità", come i miei mi hanno ripetuto più e più volte.



Lo so.



Ma poi ci si chiede. Che cosa è una sistemazione? Esiste una stabilità? E ammesso che queste due cose ci siano, ci rendono davvero più felici? Può darsi. Ma forse anche no.


E quindi ho intrapreso quel cammino. L'ho concluso. E ne ho intrapresi molti altri. Tutti, che da lì sono partiti. E allora, quando mi guardo indietro, non posso che ringraziarlo, il Professore. Perché mi ha segnata. Perché mi ha aperto un mondo. Perché se non lo avessi incontrato non sarei quella che sono ora, nel bene e nel male.

E quando si incontra qualcuno così non c'è che da ringraziare.







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