Mi rendo conto ora di aver lasciato un sospeso sulla mostra di Palazzo Strozzi, Potere e Pathos.
Eravamo rimasti che avrei partecipato alla visita in mostra, coi curatori.
A parte un ritardo comportato da vari ed eventuali accadimenti nella gestione di mio figlio (il Pezzetto), sono riuscita a partecipare infine alla suddetta presentazione, che è stata, come sempre, emozionante.
Per dire, in una stanza c'erano dei signori che stavano discutendo su come mettere l'Apollo di Piombino del Louvre sul piedistallo e lo stavano maneggiando con una familiarità impressionante.
Quali perni usare? Questi vanno bene? Meglio gli altri?
Voglio dire: chi ha mai potuto provare l'emozione di toccare un bronzo antico?
Pochi fortunati.
Questi oggetti, forse perché è da secoli che si conservano, hanno in sè del trascendente.
Sono testimonianze di mondi lontani.
Forse, è proprio per questo che, malgrado le proibizioni dei musei, avrei comunque delle remore a toccarli.
Ed era strano vedere gli allestitori che li usavano con tanta disinvoltura.
E insomma, la mostra lascia senza fiato.
L'allestimento delle sale è diverso da tutti i precedenti: pareti che ricordano la nostra pietra serene e finestre che non sono oscurate, come è invece consueto a Palazzo Strozzi, per far entrare la luce naturale.
In questo scenario si collocano politici, imperatori, viandanti, atleti, giovinetti, dei ed amorini.
Ci parlano di un passato e di luoghi lontani.
Ma la cosa bella è che le loro espressioni e i tratti del loro volto, potrebbero essere quelli di persone che si incontrano per strada, ancora oggi.
Barbe incolte, riccioli spettinati, sguardi corrucciati...di quattromila (e più) anni fa!
La magia dell'arte.